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prelevato da www.consrag.it

Fallimentare, critiche dai commercialisti

(Il Sole 24 Ore, 12 ottobre 2005)

Le nuove norme sulla nomina del curatore fallimentare non piacciono a dottori commercialisti e ragionieri. La possibilità, prevista dalla schema di Dlgs di riforma, di affidare l’incarico a chi ha svolto funzioni di amministrazione, direzione e controllo nelle Spa, viene considerata “pericolosa” in un documento congiunto dei consigli nazionali.
La nota è stata inviata ai sottosegretari all’Economia, Michele Vietti, e alla Giustizia, Pasquale Giuliano, oltre che alle commissioni Giustizia e Bilancio di Camera e Senato. La disposizione, si legge nel documento, non garantisce “in tali soggetti la presenza di un’adeguata competenza professionale”, indispensabile per svolgere l’incarico di curatore. La proposta, allora, è restringere la cerchia a persone che hanno esercitato quelle funzioni in società che “per dimensioni e complessità (…) richiedono il possesso di particolari capacità manageriali”.

Altro punto critico, la maggioranza necessaria per chiedere la sostituzione del curatore. Secondo ragionieri e dottori commercialisti, serve una maggioranza qualificata (al contrario di quanto fa il Dlgs) dei crediti insinuati al passivo, magari dei due terzi. Questo perché la sostituzione del curatore è “situazione che reca grave pregiudizio alla procedura e, pertanto, deve rimanere un evento eccezionale”. Inoltre, “la richiesta di sostituzione del curatore è manovra che potrebbe prestarsi a un utilizzo ricattatorio da parte dei creditori più forti, legittimando facili complotti a danno del curatore diligente”.

In allegato il Documento congiunto Consigli Nazionali Dottori e Ragionieri Commercialisti